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- Psicoterapia
- Quanto dura una psicoterapia?
- La psicoterapia con adolescenti minorenni
- La psicoterapia con adolescenti maggiorenni
- La psicoterapia individuale con gli adulti
- La psicoterapia di coppia
Rivolgersi ad uno psicoterapeuta implica rivolgersi ad uno professionista in grado di valutare, diagnosticare e curare.
Durante i colloqui psicodiagnostici, ma anche durante la psicoterapia, è compito dello specialista gestire la relazione, instaurare un rapporto di fiducia solido e una buona alleanza di lavoro (non di amicizia) tra paziente e professionista. E’ responsabilità del curante creare uno spazio, un setting all’interno del quale il proprio curato si senta accolto, compreso, libero e non giudicato di esternare le proprie riflessioni e fantasie, ma anche libero di non dire qualsiasi cosa per forza! Nel tempo si scaricano le tensioni, si inizia a vedere la propria vita anche da altre prospettive e si raggiunge una maggiore conoscenza di sé.
Ognuno di noi è come un iceberg, quello che noi vediamo è paragonabile a quello che noi generalmente conosciamo di noi stessi; quello a cui può portare un percorso di psicoterapia è una conoscenza globale di noi stessi, metaforicamente parlando, la totalità dell’iceberg (sia nelle parti emerse che in quelle immerse).
E’ una relazione in cui è l’empatia che fa da predominante e non la simpatia come invece accade nei rapporti di amicizia. Oltre a ciò e a differenza di quanto si possa pensare, è una rapporto in cui non si dovrebbero MAI (o quasi mai) dare consigli e questo perchè:
- 95% delle volte si ascolta un consiglio solamente se conferma le proprie riflessioni;
- 95% delle volte un consiglio può funzionare la prima volta ma non la seconda o la terza;
- 100% delle volte crea una posizione di dipendenza.
- 95% delle volte se il consiglio non va a buon fine la colpa è di chi ha consigliato…
Può dipendere dalla formazione del professionista ma anche dalle caratteristiche, dall’età e dalle richieste del paziente. Nel mio caso lavoro generalmente con frequenza settimanale per una durata di 45 minuti a colloquio.
Dopo la valutazione psicodiagnostica, propongo un percorso di almeno sei mesi, che mi permettono non solo di instaurare una buona relazione ma anche di vedere i primi risultati. Da li in poi si valuta assieme cosa fare: continuare, diluire gli incontri o terminare.
LA PSICOTERAPIA CON GLI ADOLESCENTI MINORENNI:
Generalmente chi mi contatta è il genitore per il figlio.
- Con i genitori sposati richiedo inizialmente uno o due colloqui per approfondire la situazione e riferire le mie prime sensazioni; successivamente fisso alcuni colloqui (due o tre) con il figlio. L’obiettivo di questi incontri è ascoltare il “diretto interessato”, valutare i suoi punti di vista, confrontarli con quelli dei suoi genitori e fornirgli una minima conoscenza del suo modus vivendi. Una volta raggiunto ciò, propongo un colloquio finale ai genitori (la restituzione) in cui emetto la diagnosi.
Questi cinque o sei incontri favoriscono la “rottura del ghiaccio”, di sdrammatizzare una situazione che fino a poche settimane prima appariva angosciante ed allarmante, ma soprattutto forniscono le basi per una rapporto di fiducia e una prognosi positiva.
In caso di necessità propongo un ciclo di incontri della durata minima di sei mesi, con frequenza settimanale per il ragazzo e mensile per i genitori. Questa modalità permette ai genitori non solo di “monitorare” il percorso del figlio, ma anche di entrare in contatto con alcune loro modalità relazionali.
Alla fine dei sei mesi consiglio di fare il punto della situazione sia con i ragazzi e con i genitori: valutare assieme il percorso effettuato e il decidere sul da farsi.
- In caso di separazione la prassi è bene o male la stessa, ma molto dipende dal rapporto dei genitori , se non conflittuale l’iter rimane uguale a quello delle coppie sposate, se conflittuale vedo i genitori separatamente. A tal proposito ricordo che ad una separazione della coppia coniugale non dovrebbe mai implicare una separazione della coppia genitoriale; ma come si sa “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…”.
N.B. In caso di separazione conflittale o meno ci deve essere SEMPRE il consenso di entrambi i genitori al percorso del figlio.
LA PSICOTERAPIA CON GLI ADOLESCENTI MAGGIORENNI
Possono essere i genitori a contattarmi, come possono essere gli stessi ragazzi.
In base all’età e alle singole situazioni valuto generalmente come muovermi.
Talvolta, proprio per il fatto di essere maggiorenni mi richiedono di non vedere i loro genitori (ma non è una prassi).
Credo comunque che questa richiesta vada rispettata, almeno fin tanto che la relazione non sia ben solida; il più delle volte è un’esigenza che nasconde una “convinzione” che i genitori possano condizionare il mio pensiero (già questo, ad esempio, indica un elemento importante della terapia).
Una volta emessa la diagnosi, propongo un pacchetto di almeno sei mesi, durante il quale cerco, se possibile, di mantenere un contatto anche con i genitori, seppur con frequenza inferiore rispetto ai ragazzi minorenni.
LA PSICOTERAPIA INDIVIDUALE CON GLI ADULTI.
La domanda che generalmente mi viene posta al primo appuntamento è:
“Cosa devo dire … ?”.
Nella nostra società, anche se in forma minore rispetto a qualche anno fa, è più accettabile un’influenza di un leggero attacco d’ansia; se si ha un mal di gola, un raffreddore o un’influenza, si riesce a mantenere una certa tranquillità: si sa cosa prendere, a chi rivolgersi e soprattutto quanto potrebbe durare.
Quando però si sente che qualcosa ci sfugge di mano, quando non ci si sente come vorremmo, quando ci si rende conto di aver un minor controllo sulle proprie emozioni, sui propri stati d’animo o comportamenti, allora si ha paura perdere il controllo.
Spesso il cliente ipotizza le cause della sua situazione, ma altrettanto spesso queste non bastano a ritrovare il precedente equilibrio.
Faccio un esempio, forse banale, ma che spero aiuti a comprendere:
ipotizziamo che la mia partner mi abbia fatto arrabbiare per alcune suoi comportamenti, nel momento in cui io dovessi comprendere (razionalmente) le cause, le motivazioni di tali condotte, rimarrei comunque arrabbiato; il dolore e la rabbia passano con il tempo, quando si “sbollisce” e si digeriscono/comprendono (emotivamente) alcune cose.
I primi incontri, generalmente, servono proprio a questo, a tranquillizzare.
Dedico alcuni colloqui, di media da due a quattro – cinque, per emettere una corretta diagnosi, (aspetto fondamentale per una prognosi positiva) ma soprattutto per aiutare il cliente a valutare la propria situazioni anche da altre prospettive, a raggiungere una maggiore conoscenza del proprio funzionamento psichico, arrivando così comprendere le “VERE” cause del proprio status.
Quasi paradossalmente nel momento della diagnosi, il cliente ha minor ansia rispetto a al primo colloquio.
Emessa la diagnosi e se valutata la necessità:
Propongo un percorso di almeno sei mesi, momento in si farà il punto della situazione.
Ho posto questo “limite semestrale” in quanto, almeno per quanto mi riguarda, è il tempo minimo per permettere a me e al mio assistito di valutare i primi cambiamenti e talvolta i primi risultati.
Ma posso anche consigliare una figura di riferimento, che reputo specializzata e più idonea per quel specifico cliente.
E’ qualcosa di diverso dalla terapia individuale; è un ambito di cura con caratteristiche specifiche.
E’ particolarmente consigliabile quando esistono difficoltà di dialogo, quando non c’è accordo sull’educazione dei figli, quando si sono verificati tradimenti, quando i problemi della coppia possono avere ripercussioni negative sui figli.
Attualmente è diventata molto importante e comune, questo anche a seguito dei cambiamenti sociali e culturali: oggi ad esempio, i ruoli maschili e femminili non sono più nettamente definiti, provocando forte disorientamento e confusione nelle persone.
Un percorso psicoterapeutico permette ai partner di superare i momenti critici, di trovare insieme una comune chiave di lettura e di affrontare in modo differente i problemi.
Occorre precisare però, che non mira a mantenere la coppia unita a tutti i costi, quanto piuttosto a capire qual è la situazione migliore per quella coppia o per quella famiglia: talvolta questa soluzione può essere proprio la separazione.