Educazione infantile: suggerimenti ai genitori
Scritto da Gabriele Guarnieri, in Famiglia
Genitori non si nasce, ma si diventa attraverso un percorso lungo che si sviluppa negli anni e che volente o nolente può portare a sensazioni di smarrimento, di confusione e talvolta anche di colpevolizzazione.
Ognuno proviene da una propria storia familiare, con le proprie abitudini, con le proprie fantasie, con i propri riferimenti e con le proprie convinzioni. Talvolta anche per tali aspetti le mamme e i papà possono entrare in conflitto tra di loro incrementando situazioni già di per sé ansiogene; basti pensare alla solita e direi indefinita questione legata al come comportarsi se un bambino piange.
Deve essere lasciato piangere o è meglio consolarlo?
Spesso nella mia esperienza clinica mi sento chiedere “Ma è giusto dottore fare così… non è che lo vizio, cosa faccio lo lascio piangere?” Oppure “ …. Ma dottore continuo a dire a mio marito di essere un po’ più severo …. Sono stufa di fare sempre io la parte della cattiva …”.
Ognuno prova a “fare” il genitore in base alle proprie esperienze personali, in base al proprio buon senso, consultando manuali, libri, riviste, internet cercando consigli e talvolta sicurezze e/o conferme sul proprio operato.
Ma ahimè come in tutte le discipline e in tutti i settori anche nel settore psicopedagogico ci sono diverse correnti di pensiero vedasi ad esempio:
- Allattare a richiesta il bambino e fin tanto che questo lo richieda(teoria pro-latte).
- Abituare il bambino a determinati orari e svezzarlo tra il 7°mese e l’anno.
- In caso di pianto lasciarli piangere e non consolarli.
- In caso di pianto è opportuno consolarli.
- Consigliate le “sculacciate”.
- Errate le “sculacciate”.
- Consigliati o meno le punizioni.
Per ogni “teoria” o “corrente di pensiero” si possono trovare libri, articoli e via dicendo.
Tutto questo però, spesso rischia di innescare una sorta di convinzione che la propria “tecnica” sia quella corretta. Generalmente si creano così “gruppi di famiglie” che si chiudono in sé stesse con le loro convinzioni, talvolta arrivando a criticare chi non sposa il proprio pensiero educativo; vedasi frasi del tipo:
“ ma hai sentito che loro lo fanno piangere per tutta la notte … ma sono impazziti …. Ti credo io che dopo.” “ … ma cosa lo ha allattato fino ai 24 mesi? Ma è pazzesco…. “.
Tutto ciò rischia di incrementare il diverbio tra genitori, di creare pregiudizi e colpevolizzazioni e spesso una sorta di chiusura. Nella mia esperienza clinica ho potuto valutare che nessuno può avere sicurezze sul proprio operato e che accettare anche tali aspetti e non avere la presunzione di essere nel corretto, aiuta a gestire anche l’ansia del non sapere.
Essere genitori o meglio diventare genitori è un percorso lungo e piano piano bisogna imparare ad accettare che non sempre si possono avere certezze; lo sa bene chi è al secondo o al terzo figlio che ormai per “esperienza” sa che il tempo spesso aiuta, che bisogna sopportare, accettare e talvolta perché no anche ironizzare. L’apertura, il dialogo e il confronto con gli altri, al di là delle proprie convinzioni e/o delle proprie teorie, aiuta a sdrammatizzare a prendere coscienza che più o meno si è tutti nella stessa barca! Mai come in questi casi vale il detto “Male comune mezzo gaudio”.
Ritengo sicuramente utile documentarsi ma l’aspetto più importante e che dovrebbe essere sempre preso in considerazione è “fare ciò che ci si sente di fare”. Direi che soprattutto nell’educazione è fondamentale la congruenza tra ciò che si è e ciò che si educa; mantenere una certa congruenza tra quello che si dice e quello che si trasmette è fondamentale per evitare di innescare scissioni e di conseguenza probabili psicopatologie. Così crescendo inoltre i figli imparano a conoscere i limiti dei propri genitori e piano piano ad accettarli per quelli che sono.