Gabriele Guarnieri | Psicologo e Psicoterapeuta | Bassano del Grappa

Dott. Gabriele Guarnieri Psicologo e Psicoterapeuta a Bassano del Grappa

mercoledì

19

Gennaio 2022

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Il ruolo dei genitori: allenatori fino a 10 anni, arbitri e superivsori dopo.

Scritto da , in Adolescenti, Adulti, Famiglia

scottarsiTutti sappiamo che il fuoco scotta, anche perché ci siamo scottati almeno una volta, ciò nonostante, un conto è scottarsi da molto piccoli e un conto è scottarsi da grandini.

Nel primo caso non solo può spaventare, ma anche porre (in determinate situazioni) le basi per piccoli traumi futuri; nel secondo può portare al massimo a qualche lacrima e a qualche imprecazione!

 

Uno dei gesti che più mi piace dei genitori, è porre la mano attorno agli spigoli o alle parti sporgenti, quando i più piccoli si avvicinano.

Con i bambini è proprio così, bisogna:

anticipare le loro mosse per proteggerli;

spiegare le cose in modo semplice e adatto alla loro età.

 

Teniamo presente che il pensiero astratto si sviluppa attorno ai 10 anni ( usano le dite per contare fino a quest’età), quindi è poco sensato e soprattutto poco consigliato, spiegare le cose trattandoli da adulti.

 

Insomma il genitore con loro dovrebbe essere come un BUON ALLENATORE:

allenatore bambini

  • Spiega le regole del gioco.
  • Li protegge il più possibile, consapevole che potranno farsi del male (farsi delle sbucciature, fare delle cadute e prendere piccole pacche fa parte della loro crescita).
  • Utilizza il gioco per aiutarli ad apprendere.
  • Sa farsi rispettare ma non per questo deve spaventare.
  • Ha pazienza ma sa mettere dei limiti.
  • Pone gli obiettivi corretti: né troppo facili, né tanto meno troppo complessi.
  • E’ presente nel momento del bisogno ma insegnara l’autonomia e l’indipendenza.
  • E’ coerente.

 

Con I RAGAZZI tutto cambia.

Dalle medie in poi i ragazzi crescono, hanno maturato il pensiero astratto e sanno fare ragionamenti, quindi se non capiscono o meglio smettono di capire… non è per mancato comprendonio o mancata intelligenza, ma semplicemente per essere entrati in ADOLESCENZA!!

 

Il bello dei ragazzi è che detestano le regole degli adulti in generis, ma tra di loro e/o con i loro partner sono molto rigidi: pensate alle gang di strada, o ai rapporti di coppia un po’ troppo morbosi, ma anche alle compagnie in generis.

Con i ragazzi bisogna smettere di essere allenatori, hanno già imparato le regole del gioco, ora sta a loro metterle in pratica nel mondo (fuori di casa!).

 

Da qui in poi i genitori diventano ARBITRI e SUPERVISORI METICOLOSI, a volte fin troppo meticolosi…

 

Proprio come un BUON ARBITRO dovrebbe:

Pianificare e ricordare le regole del gioco: ai ragazzi vanno ricordati i loro impegni quotidiani.

Coerente: ricordate che quello che conta è la pratica, quindi attenzione al predicare bene e razzolare male.

Lascarli agire: con i ragazzi si lavora a posteriori, sulle conseguenze (si toglie la mano dagli spigoli e li si lascia prendere la botta per capirci).

Non cadere alle loro provocazioni: proprio come fa il giocatore DI CALCIO (e solo nel calcio) con l’arbitro, reagisce per sperare che cambi il suo verdetto (il ruolo dell’arbitro non è punire, ma quello di fare rispettare le regole del gioco). Vero è, che talvolta per farle rispettare, bisogna essere fermi e punire…

Essere NEUTRALI: non farsi condizionare dai propri pensieri e/o stili di vita.

 

supervisoreCome un BUON SUPERIVSORE invece dovrebbe:

Controllare: a fine giornata monitorare se hanno svolto le loro attività.

Insegnare l’autonomia: essendo presenti al bisogno, ma incoraggiando l’autonomia e l’indipendenza.

Non entrare nel personale: non suggerire in base alle proprie esperienze, ma solamente in base al qui e ora.

Farli riflettere: aiutarli ad entrare in contatto con loro stessi e a trovare in loro la soluzione alle difficoltà.

 

Spesso con i ragazzi, funziona ciò che chiamo L’EFFETTO CALAMITA.

Più si cerca di starli vicini (incrementando gli aspetti di dipendenza) più tendono ad allontanarsi e a chiudersi, più ci si dimostra distaccati (incrementando così l’autonomia e l’indipendenza) più tendono ad avvicinarsi ed aprirsi.

In questo secondo caso, ok essere distaccati, MA SOLO ALLA’’APPARENZA,  da “lontano” monitorare e supervisionare sempre!

 

Ricordate che ai ragazzi non piacciono le domande come stai, per loro i genitori dovrebbero sapere a prescindere come stanno, ricordando quello che gli sta accadendo e quello che gli è accaduto….

 

Alla faccia dell’essere scialli!!

 

 

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