Competizione nella crescita dei figli.
Scritto da Gabriele Guarnieri, in Adulti, Famiglia
Il ruolo del genitore è sicuramente complesso, ricco di difficoltà, di preoccupazioni e di ansie, ma che sa dare tantissime gratificazioni e soddisfazioni.
Fin dai primissimi mesi, le mamme dapprima e piano piano anche i papà, si relazionano con i propri figli cercando di dare tutto l’amore possibile, di fornire ai propri pargoli tutto ciò che è nelle loro possibilità e talvolta anche di più; di conseguenza non credo che si possa mai dare la colpa ad un genitore per degli “errori” fatti nella crescita dei propri figli. Si crescono nella speranza di “essere nel giusto”, ci si documenta su libri e sui vari siti internet, si riflette sulle proprie esperienze di figli, sui rapporti con i propri genitori in passato, cercando di raggiungere una strada da seguire che possa placare le ansie del non sapere. Si fa di tutto per dargli il meglio, dalla scelta dell’asilo o della scuola migliore a quella della società sportiva, pronti a combattere per qualsiasi “ingiustizia” che viene fatta ai propri pargoli.
Tutto questo però, spesso e volentieri, sembra evidenziare più una difficoltà del genitore ad accettare la separazione dal figlio che non viceversa; gli si dice di stare tranquilli, di andare a scuola a divertirsi e ad imparare, ma al suono della campanella di fine lezioni, sono proprio le stesse mamme, ultimamente anche molti i papà, a sbracciarsi fuori della scuola, a gareggiare tra loro per essere tra i primi a farsi vedere dai propri figli. Invischiati in una società che ci richiede di essere sempre al top, in continua corsa e competizione gli uni con gli altri, si rischia di riportare tale modus operandi, anche nella crescita dei bambini:
“Mio figlio ha imparato a camminare a 8 mesi, e a parlare a 12…! Ma non gli ho messo fretta, ha fatto tutto da solo…. Ci mancherebbe altro… si pensi però che Marco ha iniziato a camminare a .15 mesi, ma si sa che li c’è una situazione strana so che i genitori non lo badano mai….”. Per non parlare nel settore sportivo.
La tendenza negli ultimi anni è di avere bambini scaltri, furbi, possibilmente abili nel manovrare anche gli altri pur di ottenere quello che desiderano; ma tutto questo non è ciò che siamo diventati, forse anche per stare al passo con una società così competitiva? Di tanto in tanto sarebbe opportuno ed auspicabile, fare i conti anche con i nostri aspetti più narcisisti in quanto (ahimè o per fortuna…) non esiste la soluzione in assoluto e ciò che potrebbe essere coretto per molti di noi non è detto che lo sia per gli altri, meno che meno per i propri figli.
Mai i figli dovrebbero essere i depositari delle frustrazioni dei genitori!
C’è una convinzione sociale per cui, prima il bambino capisce come funzionano le cose, prima imparerà a vivere, in dialetto veneto si dice:
“Prima che se fa i ossi mejo xè” (prima si fa le ossa e meglio è).
Al giorno d’oggi infatti assistiamo a ragazzi adolescenti, svegli, scaltri, intelligenti e abili nel muoversi in società ma con una fragilità devastante ed in difficoltà ad accettare la più piccola frustrazione.
Durante la crescita non sono i bambini che devono avvicinarsi al mondo degli adulti, ma noi adulti che dovremmo avvicinarsi al loro, aiutandoli, sostenendoli nella crescita, imparando ad ascoltarli con la A maiuscola, stimolandoli e gratificandoli, pur mettendogli dei sani e solidi paletti. Solamente così i bambini acquisiranno quella sicurezza emotiva, quella fiducia in sé stessi e quella autostima che li permetterà non solo di cavarsela, ma anche di godere delle situazioni che li capiteranno.
Vorrei ricordare alle mamme e ai papà che non c’è fretta nella crescita dei propri figli, di fidarsi delle proprie capacità, dei propri istinti materi e paterni, senza farsi prendere dall’ansia della competizione! Crescer un bambino vuol dire anche riprendere a guardare il mondo con il loro occhi, cosa che si è smessa di fare ormai da tanti anni. Si deve partire dal presupposto che si faranno degli errori, non uno ma tanti, e saperli accettare è inviante di un messaggio tanto bello quanto forte:
“Non ho paura di sbagliare….!”
A tal proposito ricordo:
“una persona sicura di sé non è colei che pretende di essere sempre nel giusto, ma chi sa accettare i propri errori e i propri limiti!”.
Sarebbe fondamentale staccarsi di tanto in tanto dai canoni che la società ci impone, spesso solo per obiettivi commerciali, e riacquisire il dialogo in famiglia, riprendere a giocare con i propri figli (possibilmente ai LORO GIOCHI e accettando anche di perdere di tanto in tanto…), stimolare il confronto con i pari, riprendendo a fidarsi di noi stessi e degli altri.
Essere genitori non è facile, ma dentro di sè si ha tutto quello che serve per essere dei bravi genitori.
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