Marijuana e ragazzi
Scritto da Gabriele Guarnieri, in Adolescenti, Famiglia
Molti sono gli articoli legati alla marijuana tra i giovani e che spiegano molto bene tale fenomeno, ma qui desidero approfondire, seppur schematicamente, le motivazioni che i ragazzi danno alle loro condotte, al fine di aiutare i genitori a vivere questi periodi in armonia con i propri figli e non con colpevolizzazioni e/o aggressività. Generalmente chi fa utilizzo di canne, bonghi e accessori vari, non ritiene di drogarsi e ciò che riporta è:
“ ….Ma guarda che la marijuana in particolare è considerata una sostanza naturale, non crea dipendenza! Non ti fa venire la cirrosi epatica come il vino e non ti brucia il fegato come i superalcolici e soprattutto non ti da la dipendenza della coca e non ti fa star male come gli allucinogeni”; pensieri e fantasie che possono trovare conferma in articoli, siti, blog e forum. Non trovando altre soluzioni, generalmente si tenta la strada della legalità ricordando ai ragazzi che comunque è qualcosa di illegale; ma se la “tecnica del carabiniere” con alcuni può funzionare, con altri invece rischia di riportare il genitore con i piedi per terra:
“… Si è illegale proprio come andare a 80km/h con i limite di 50!!!”.
Non è mia intenzione approfondire qui cosa sia più o meno corretto/legale ma aiutare il genitore a capire quando l’utilizzo della cannabis può essere considerato un campanello d’allarme e quando invece una trasgressione circoscrivibile alla fase in cui si trovano. Scoprire che i ragazzi utilizzano marijuana incrementa inconsciamente ed inevitabilmente i nostri lati più ossessivi e paranoici! Si diventa così investigatori e segugi alla ricerca di inconfutabili prove, rischiando non solo di scoprire altri lati “oscuri” dei figli (preservativi, pillole anticoncezionali) e di incrementare uno stato già ansioso, ma anche di invadere la loro privacy, di farli sentire deturpati e sfiduciati e quindi portati ad incrementare tali condotte. Generalmente quello che riportano è:
“ …. Ma ti rendi conto che hanno guardato in camera MIA, nel MIO zaino e tra le MIE cose …. Adesso solo perché hanno trovato un po’ di marijuana io divento un drogato …. ? mi hanno fatto la predica, mi hanno detto che rischio di diventare un drogato che si fa di eroina, ma non sanno un ca. …! Ma non è vero, sono vecchi! E poi dai provare una o due volte vuol dire essere drogati ? allora vorrà dire che è giusto sbronzarmi e spendere un sacco di soldi? ….se è questo che vogliono ….!”
Talvolta sapere mettere da parte gli aspetti morali, razionali, educativi ed ideologici a favore di atteggiamenti più elastici, malleabili ma pur sempre vigili e fermi può portare il genitore ad ottenere buoni risultati con i propri figli. Accettare che di tanto in tanto fumino una canna, non implica condividere questa loro scelta e non significa mantenere comportamenti permissivi e superficiali. E’ un prendere coscienza che il ragazzo possa fare tali esperienze e di conseguenza monitorare la situazione evitando scontri diretti, prediche e punizioni che spesso incrementano l’astio e il divario con i propri figli:
“…. Ma cosa mi mettono in castigo o mi impediscono di fumare che tanto lo faccio quando voglio, mica possono controllarmi sempre ….”; quello che loro desidererebbero infatti non è la sola accettazione ma anche la condivisione e questo per evitare dolorosi sensi di colpa.
Le esperienze occasionali generalmente trovano fine in modo autonomo, ma quando diventano persistenti e continuative allora spesso sono indici di un disagio che evidenzia di media: discreto calo nel rendimento scolastico, ricerca di poche amicizie (3-4 persone al massimo), desiderio di frequentare sempre gli stessi posti (generalmente case di amici), calo di interesse per le passioni/sports ma anche degli aspetti sessuali. A ciò si accompagna sonnolenza diurna, malumore, “fame chimica” (o meglio istinto di ingurgitare qualsiasi cosa fritto, dolce, piccante e/o amaro in quantità importanti) occhi lucidi ed improvviso utilizzo di colliri, (anche se la presenza di collirio e di fame chimica la si può riscontrare anche nel “fumatore occasionale”).
La marijuana in particolare per i suoi ben conosciuti effetti “collaterali” diventa così un vero e proprio antidepressivo:
“ …. Vado da Paolo e fumiamo finche la stanza non diventa una nube e li smettiamo di pensare, parliamo e ridiamo …..”.
In questa fase, difficilmente si riesce a confrontarsi con loro in quanto non hanno coscienza di ciò che gli sta accadendo, è solamente una sorta di malessere interiore a cui non sanno dare spiegazione.
Allo stesso tempo, lo spavento, la preoccupazione e l’ansia per la situazione può portare il genitore ad incrementare la suscettibilità, l’aggressività, attaccando, punendo e sgridando i figli per una qualsiasi “sciocchezza”: una rottura di un oggetto, una dimenticanza, un ritardo diventano errori imperdonabili e fonti di nuovi conflitti. In alcune situazioni la delusione, unita alla rabbia possono portare le mamme e i papà a “dimenticare” i lati positivi e le qualità dei propri figli, alimentando inevitabilmente le fantasie paranoiche dei ragazzi. Credo che seppur superficialmente e molto schematicamente si possano riassumere i pensieri inconsci dei ragazzi così:
“ …. Ritengo che nessuno mi capisca e che tutti siano pronti ad attaccarmi; non mi accettano per quello che sono ma per quello che faccio … tanto è vero che adesso solo perché ho fatto una cavolata tutti mi attaccano …” pensiero a cui un genitore potrebbe correttamente controbattere con “… si ma se fai solo cavolate come faccio ad avere fiducia in te …?”.
Ed è proprio qui che sta il paradosso della situazione: di media i ragazzi non hanno molta fiducia in sé stessi e hanno bisogno proprio in questi momenti di sentire i genitori fiduciosi, tranquilli e fermi; è nel momento del maggiore caos che hanno bisogno di percepire positività, tranquillità e fermezza. A pensarci bene però, ciò equivale anche per gli adulti, a chi di noi piacerebbe avere in una situazione altamente ansiogena una persona più ansiosa di noi?
E’ in questa fase che i genitori e le figure di riferimento varie diventano importanti, fondamentali per la loro crescita e fari nella loro nebbia. Hanno bisogno di guide, di persone che non li colpevolizzino, che non li etichettino più di quanto si sentano già etichettati. Talvolta metterli in contatto con ragazzi di qualche anno più grandi di loro quali cugini, compagni di vita delle sorelle, amici dei fratelli ma anche fratelli stessi (chiaramente ora universitari e lavoratori affidati) con passati trasgressivi analoghi a loro, può aiutare.
Sono comunque situazioni non facili e se non si dovessero trovare miglioramenti nell’arco di due – tre mesi è consigliato consultare uno specialista; prese per tempo possono avere prognosi positive in tempi medio – brevi.