Presentazione
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- Etimologia e ruolo dello psicologo
- Perché sono psicologo – psicoterapeuta?
- Perché rivolgersi allo psicologo – psicoterapeuta?
- Lo psicologo clinico lavora con il passato e con i sogni?
- Differenza tra psicologo clinico, psicoterapeuta, psicanalista e psichiatra.
- Il mio lavoro
Etimologia e ruolo dello psicologo
Il termine psicologia deriva dal greco psichè (spirito – anima) e logos (discorso – studio) di conseguenza letteralmente significa studio dello spirito/anima.
Lo psicologo è un professionista che ha conseguito una laurea specifica, ha superato un esame di stato, è iscritto ad un Albo ed è abilitato ad esercitare in svariati settori quali aziendale, sportivo, clinico, familiare, legale, giudiziario, psichiatrico ecc; di conseguenza non è sempre corretta l’associazione psicologo – psicopatologia.
Nel mio specifico sono laureato in psicologia clinica e delle comunità, ramo che sceglie generalmente chi intende continuare con una specializzazione post – universitaria ed esercitare nel settore della clinica.
Perché sono psicologo – psicoterapeuta?
“Caratteristiche” principali per poter essere uno psicologo clinico è di avere tratti depressivi, narcisisti, ossessivi ed essere fondamentalmente curioso. La mia sensibilità e la mia empatia derivano per forza di cosa dai miei aspetti più depressivi, mentre la mie sicurezze (forse speranze) di potere aiutare le persone evidenziano i miei tratti più narcisisti; allo stesso modo la necessità/il bisogno di catalogare, etichettare e di diagnosticare toccano i mieti tratti più ossessivi.
Per essere psicologi è fondamentale avere una discreta conoscenza di sé stessi, delle proprie capacità, delle proprie fragilità, ed essere consapevoli dei propri limiti oltre i quali non si riuscirebbe più a mantenere una corretta professionalità ed oggettività.
Faccio un esempio, forse banale, ma che potrebbe aiutare a capire: mettiamo il caso che nella mia vita privata dopo svariati tradimenti da parte di mia moglie, sia stato lasciato. Sarebbe impossibile per me riuscire a mantenere la mia imparzialità qualora vedessi un uomo in lutto per una separazione analoga alla mia.
Il motivo per cui sono psicologo – psicoterapeuta però, è che ho ancora oggi, (forse più di ieri), la convinzione/speranza che ognuno di noi possa “s-vincolarsi”, vivere la propria vita liberamente e pienamente. Certo non è un percorso facile, ma quando si arriva a ciò, quando ci si raggiunge la vera indipendenza, quando si prova interesse per qualsiasi cosa, quando si raggiunge la consapevolezza di chi si è, quando le difficoltà non ci appaiono più insormontabili e quando ci si sente VERAMENTE LIBERI pur mantenendo i propri legami affettivi, allora si scopre cosa significhi stare bene con sé stessi e con gli altri.
Un mio paziente una volta mi disse:
“Ma sa dottore che adesso che sto BENE mi rendo conto di stare più volentieri con gli altri, tutti sembrano ricercarmi, è come se li attirassi a differenza di prima che ero convinto di allontanarli… ma ALLORA E’ VERO che le nostre relazioni dipendono molto da come noi ci sentiamo con noi stessi….”.
Ed effettivamente è così, il cambiamento di postura, di espressione, di pensiero, che i clienti manifestano alla fine di un percorso, bene evidenzia il cambiamento avvenuto, tanto che molti mi riferiscono:
“ …. Caspita perché non l’ho fatto prima …?”.
Perché rivolgersi allo psicologo – psicoterapeuta?
Innanzitutto e a differenza di quanto riferiscano i luoghi comuni, chi si rivolge ad uno psicologo/psicoterapeuta non è un “matto” o per lo meno, è meno “matto” di chi persiste nel suo dolore, di chi rinvia sempre pensando che passerà e di chi temporeggia senza trovare mai soluzioni.
Ritengo che sia utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta per un semplice motivo: al di là delle motivazioni di chi mi contatta, ciò che più traspare nella prima parte del percorso (paziente – professionista), è un adattamento ad uno stile di vita che si approva, ma che spesso non si condivide a pieno. Ciò non dipende solamente dal modus vivendi della società, ma anche dal rapporto che ognuno di noi ha con i propri legami affettivi, dal rapporto con le nostre figure interiorizzate, con il nostro essere o con ciò che crediamo di essere.
Crescere comporta sempre una separazione, non possiamo essere liberi se non impariamo a svincolarci dai nostri legami. Aspetti questi che bene emergono nei rapporti di coppia quando il nostro partner, ci evidenzia (non sempre gentilmente):
“…. Ma caspita sei proprio uguale a tua mamma/ tuo papà ….”.
Generalmente alla fine di un percorso, breve o medio che sia, oltre a raggiungere la risoluzione di eventuali sintomatologie, o disagi, il paziente raggiunge una maggiore capacità di pensiero e relazionale:
Non ci si adatta più ad uno stile di vita ma si vive semplicemente la propria vita.
Lo psicologo clinico lavora con il passato e con i sogni?
Non necessariamente.
Molto dipende dalla formazione teorica del professionista.
Per quanto mi riguarda ritengo che il sogno e il passato possano fornire utili strumenti per raggiungere una buona conoscenza di sé stessi, ma che non sia sempre indispensabile scomodarli.
Si può esercitare e raggiungere ottimi risultati tranquillamente senza toccare “i nostri scheletri nell’armadio”; di conseguenza chi ritiene che gli psicologi lavorino con il passato e con i sogni è in una posizione errata o sta cercando di tirare acqua al suo mulino.
Parlo in questo caso delle figure pseudo professionali quali coach e counselor vari che pur non avendo una specifica laurea legalmente riconosciuta, non avendo conoscenza preparata e scientifica della psiche nè tanto meno del ruolo dello psicologo, tendono a fare pubblicità comparata ed ingannevole.
A discapito di quanto tali figure ritengano, stanno semplicemente esercitando il ruolo dello psicologo senza averne i mezzi, la formazione e la preparazione.
Differenza tra psicologo clinico, psicoterapeuta, psicanalista e psichiatra.
Ci sarebbero troppi aspetti da prendere in considerazione ma credo che si possa riassumere e schematizzare così:
- Psicologo clinico: laureato in psicologia, iscritto all’ordine Nazionale degli Psicologi, esercita prevalentemente nella diagnosi e può esercitare in colloqui di sostegno e/o di supporto con i pazienti.
- Psicoterapeuta: generalmente è laureato in psicologia, di conseguenza può prescrivere una diagnosi e come dice il termine intraprendere una psicoterapia (la cura). Per diventare psicoterapeuti bisogna frequentare una scuola di specializzazione legalmente riconosciuta, a cui si possono iscrivere psicologi ma anche medici-psichiatri. In tal caso sarà lo psichiatra che deciderà se prescrivere una diagnosi o se rivolgersi ad uno psicologo.
Uno psicoterapeuta inoltre può essere specializzato in differenti correnti di pensiero:
sistemico – relazionale, cognitivo – comportamentale, psicodinamico, strategico ecc. In base alla formazione scelta, il professionista esercita in tempi medio – brevi o lunghi e soprattutto su aspetti più consci, preconsci o inconsci, ma anche individuali, di coppia o gruppali.
- Psicanalista: prevalentemente psicologi che hanno conseguito un percorso di formazione psicanalitico; utilizzano cioè la psicanalisi come cura, di conseguenza prevalenza dell’utilizzo dell’inconscio e analisi del passato. Si raggiunge una profonda conoscenza di sé stessi e proprio per tali caratteristiche un percorso analitico può durare anche anni e con una frequenza fino a due – tre volte alla settimana.
- Psichiatra: laureato in medicina, possibilità di prescrivere psicofarmaci ma generalmente non di fare psicoterapie a patto che non abbia conseguito una specializzazione in psicoterapia.
La mia formazione è di origine psicodinamica/psicanalitica pur non ritenendomi uno psicodinamico puro.
Ho clienti che più di qualche volta (ultimamente la maggioranza) mi riferiscono:
“Non vogliono sapere perché sono così, non vogliono toccare i meandri del mio inconscio né tanto meno andare ad analizzare il mio passato”.
Ciò che ritengo fondamentale nel mio lavoro è ricordare sempre:
“QUELLO CHE IO RITERREI POSITIVO PER UN MIO CLIENTE POTREBBE NON ESSERE QUELLO CHE IL PAZIENTE DESIDERA”.
Il mio obiettivo è aiutare il cliente a ritrovare in sé stesso i mezzi per raggiungere i propri obiettivi, a superare le proprie sintomatologie, e ad uscire da eventuali patologie psichiche. Certo durante questi incontri, può capitare che alcuni pazienti inizino a manifestare il desiderio di riportarmi sogni, fantasie del loro passato ed iniziare ad affascinarsi dall’entrare in contatto con sé stessi. Da qui però si valuta assieme cosa fare. Generalmente utilizzo tale materiale per collegare gli aspetti consci o preconsci emersi durante i colloqui con gli aspetti più inconsci, quasi per “confermare” quanto visto fino ad allora ed “esorcizzare” le paure dell’inconscio.
Da questo momento si possono aprire varie strade:
Fermarsi in quanto ottenuto ciò che si desiderava.
Fare un’interruzione e valutare se proseguire in un futuro;
Proseguire il percorso chiaramente cambiando le motivazioni.